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‘Architetti nelle scuole’: selezionate le proposte per il progetto-pilota Monza-Brianza

28 gennaio 2019

 

Due proposte, curate da quattro professioniste, sono state selezionate per il progetto-pilota Architetti nelle scuole, lanciato con una ‘call’ dall’Ordine Architetti PPC di Monza e Brianza. Sono ‘La scuola che vorrei’, delle arch. Velia Iride Cesati ed Elena Verri, e ‘Io abito: dal banco alla città’, delle arch. Maddalena Merlo e Marta Gaia Riva.
Da febbraio a maggio 2019 coordineranno, in collaborazione con gli insegnanti, le 4 sessioni didattiche in 4 classi quinte e con un gruppo di ragazzi diversamente abili delle scuole Anzani e Masih (plessi dell’istituto comprensivo Via Correggio, Monza).

 

Sono due le proposte didattiche progettuali che gli architetti porteranno nelle scuole. Questo è l’esito della ‘call’ lanciata dall’Ordine Architetti Monza e Brianza (OAMB). Inclusione, partecipazione e consapevolezza sono le parole chiave del progetto, inserito nel quadro disegnato dal Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC) che, con l’ingresso dell’architettura nelle scuole, intende ridurre l’assuefazione delle prossime generazioni all’ordinarietà e alla mediocrità edilizia.

Il progetto-pilota proposto dalle arch. Velia Iride Cesati ed Elena Verri mira a portare l’attenzione degli alunni “verso l’architettura e la città del futuro, perché in quel futuro si giocherà il destino dei bambini e dei ragazzi di oggi e di quelli che verranno”.
Il percorso didattico-creativo, chiamato ‘La scuola che vorrei’, coinvolgerà insegnanti e studenti in attività teorico-pratiche singole e di gruppo, rendendo l’edificio scolastico il crocevia di esplorazioni e riflessioni propedeutiche all’immaginarsi la scuola del futuro. Gli alunni avranno modo di dar forma alle proprie aspettative, prendendo coscienza di poter svolgere un ruolo attivo e critico nelle trasformazioni della loro città, comprendendo le opportunità offerte dall’architettura, iniziando proprio dal loro istituto. Che sarà descritto da uno sguardo interno e da uno esterno. Offrire ai ragazzi maggiore consapevolezza della qualità degli spazi e delle relazioni che essi generano, sviluppo del senso di appartenenza ai luoghi, curiosità, senso critico, propositività e rispetto anche dell’ambiente scolastico, e nel prendersene cura, sono gli obiettivi del laboratorio proposto.

In un’alternanza di contributi teorici, esercitazioni pratiche, proiezioni fotografiche, discussioni e laboratori di collage, Maddalena Merlo e Marta Gaia Riva – partendo dalla proposta di una sorta di ‘indagine’ sull’identità di alcuni edifici diversi per tipologia, funzione, geografia e periodo storico – con il progetto ‘Io abito: dal banco alla città’ guideranno gli studenti in un percorso ritmato tra immaginazione e realtà nella comprensione del valore dell’architettura.
Gli spazi, l’abitazione, i luoghi pubblici, la loro interpretazione, il loro ridisegno – in scala, in sezioni, in piante, in bricolage, fino a riprodurre un modello volumetrico della loro città – condurranno i ragazzi a comprendere le varietà, i modi, le esigenze primarie e l’evoluzione – anche culturale e tecnologica - dell’abitare, dalle mura di casa al territorio cittadino. Se la casa è il rifugio e il luogo della crescita privata, la scuola è la casa da condividere, e gli spazi pubblici sono la casa di tutti i cittadini.
Obiettivo degli incontri è “far comprendere la necessità degli spazi che appartengono a tutti, che a ogni epoca e luogo l’incontro avviene in spazi diversi, che lo spazio pubblico è di ciascuno e che tutti dobbiamo avere cura di ciò che appartiene a tutti”, afferma l’arch. Merlo.

Si tratta di due progetti – afferma Enrica Lavezzari, presidente dell’Ordine Architetti PPC di Monza e Brianzamolto ben pensati e articolati. Alle suggestioni delle immagini si affiancheranno momenti di riflessione e lavoro progettuale, all’interno di una riflessione più generale sul futuro degli spazi della quotidianità. Siamo convinti che entrambi i progetti-pilota possano far cogliere agli studenti il valore, le opportunità e l’utilità offerte da una disciplina che, come ricordano le parole dell’arch. Giovanni Muzio, ‘è un’arte eminentemente sociale’”.